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Non stupitevi se in questi giorni cercando nei vostri smart speaker alcuni brani su Spotify scoprite improvvisamente che non sono presenti nella piattaforma. Sappiate che è in corso una vera e propria campagna di pulizia da parte del più noto servizio di streaming musicale del mondo. 

Circa un milione di canzoni sono state eliminate dall’archivio multimediale di Spotify perché, a quanto pare, diverse case discografiche indipendenti avrebbero acquistato dei bot per “pompare” artificiosamente il numero degli ascolti assegnati ai loro brani. Questioni di soldi più che di gloria. 

Spotify vuole vederci chiaro. Perciò i programmatori della piattaforma sono andati a caccia di quei brani promossi in modo disonesto, magari aggirando le norme interne in materia. L’azienda svedese, fondata da Daniel Ek e Martin Lorentzon, sta correndo dunque al riparo.  

Perciò non preoccupatevi se Alexa vi risponderà che Spotify – l’app funziona sullo smart speaker solo se sei Premium – non trova il brano indicato. Al limite potete switchare verso altre applicazioni di streaming musicale che non mancano: Amazon Music, giusto per citare i padroni di casa sui dispositivi Echo. 

Nelle faq è la stessa Spotify a mettere in chiaro la politica portata avanti. «Quando ci viene segnalato o ci accorgiamo di un caso confermato o presunto di manipolazione delle riproduzioni, le azioni che possiamo prendere vanno dalla sospensione del pagamento delle royalties alla rimozione dei contenuti manipolati dalla nostra piattaforma», scrivono. 

Tutto bellissimo e giustissimo sennonché questa politica più rigida da parte di Spotify ha avuto una piccola, ma per nulla insignificante, controindicazione: in mezzo al processo di pulizia sono finiti anche artisti indipendenti che con la truffa dei bot non hanno nulla a che vedere.  

Alcuni si sono limitati a denunciare via social di essere finiti nel tritacarne delle pulizia degli svedesi. Qualcun altro, come Dylan Toole, ha lanciato una petizione online per fare pressioni sulla piattaforma di musica in streaming e chiedere il ripristino delle canzoni cancellate.  

Insomma la questione promette di andare per le lunghe. Il consiglio migliore per voi che vi apprestate a ascoltare musica sul vostro smart speaker resta quello di non rinunciare alle alternative al colosso di Stoccolma. Un piano B: tutte le altre piattaforme di streaming on demand esistenti. E anche un piano C, anche se siamo molto di parte: basta che diciate «Alexa apri Fm-World» e avrete a disposizione radio, podcast e news in un solo posto. Buon ascolto

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