In questi ultimi anni tutto è sempre più connesso a Internet: è la Internet of Things. Tutto ciò è molto affascinante e fa molto “futuro”, sicuramente hanno una incredibile potenzialità nel cercare di semplificare i nostri bisogni, sia quelli che veramente che quelli che non credevamo di avere (sto parlando di te bollitore wifi..). C’è però un ma gigantesco: quanto sono sicuri questi oggetti perennemente connessi ad Internet? Quanto proteggono la nostra privacy?

Recenti studi e analisi ci dicono che sono davvero poco sicuri. Diciamo che la parte di sicurezza, soprattutto per i piccoli venditori o le startup o comunque chi si è appena affacciato sul mercato, è un poco tralasciata o messa in secondo piano (!).

Ovviamente le grandi tech company prendono molto a cuore la sicurezza delle loro infrastrutture. Google, la Apple, la Microsoft e Amazon hanno team giganteschi che si occupano di trovare bug e mettere pezze il prima possibile. Ma quella piccola startup che fabbrica quel fantastico sensore che ci si prende cura automaticamente dell’innaffiare le nostre piante, quanto ha investito nella sicurezza dell’oggetto? Cioè parliamo di un qualcosa che si espone sul web ed è un perfetto cavallo di Troia per entrare nella nostra rete di casa e dove un malintenzionato potrebbe sfruttare un bug sfuggito per “sniffare” la nostra wifi e fregarci il numero di carta di credito, ad esempio. E non è fantascienza da Mr. Robot.

Già più di un anno fa due hacker, per dimostrare le falle di sicurezza della Jeep Cherokee, han preso il possesso da remoto una Jeep mentre il giornalista, a conoscenza della cosa, guidava tranquillamente. Sfruttando dei bug nel software dell’auto, sempre connesso con la casa madre, han potuto avere il controllo totale della macchina: dalla radio ai comandi di guida. Inquietante eh?
Secondo un report di settore quasi mezzo milione di auto son potenzialmente a rischio sicurezza nelle strade americane e il modello più hackerabile è appunto la Jeep (qui una lista dei modelli a rischio). Ovviamente le case automobilistiche stanno imparando dai propri errori per migliorare e ad ogni modo hackerare un’auto è molto complicato.

Ma torniamo a ciò che abbiamo in casa connesso a Internet, al momento gli oggetti più a rischio, perché un attimo più trascurati dato che potenzialmente non causano un pericolo di vita come un’auto o dei device medici negli ospedali.
Sono news abbastanza recenti quelle di una Barbie, connessa a Internet per interagire in maniera smart con i bambini, che lasciava aperti bug pericolosi sull’app dello smartphone. Oppure un frigo della Samsung che interagiva con il calendario di Gmail in maniera non protetta e lasciava senza protezioni le credenziali dell’account. E la lista è sempre più lunga.

Insomma dobbiamo vivere in uno stato di paranoia totale? Che soluzioni abbiamo per ottenere il meglio dalla tecnologia di oggi ma restare allo stesso tempo relativamente sicuri?
La risposta è essere molto coscienziosi con quello che si attacca su internet, così come abbiamo imparato a farlo con i nostri computer, aggiornare sempre i software degli oggetti in modo da avere meno bug possibili e limitarci ad aziende navigate. Allo stesso tempo dobbiamo sperare che i produttori si impegnino un attimo di più sulla sicurezza di ciò che ci vendono.

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