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Una recente indagine Ocse traccia il quadro italiano. Le Marche e il Veneto saranno le più esposte.

La tecnologia metterà a rischio i posti di lavoro, i robot sostituiranno l’uomo in tante sue mansioni, le macchine prenderanno il posto degli umani in numerosi campi. Sono note le previsioni pessimistiche che hanno accompagnato il progresso tecnologico negli ultimi decenni ed oggi, in tempi di intelligenze artificiali dotate di pensiero e parola grazie agli innovativi smart speaker, la minaccia assume contorni sempre più reali.

Secondo una recente indagine economica di Ocse, in Italia un lavoro su due potrebbe essere sostituito da robot, una media data dalle tante sfumature regionali e settoriali che lo studio non ha mancato di considerare.

Appurato che il ‘rischio sostituzione’ è dato come inversamente proporzionale al numero di lavoratori laureati e alla quota di posti nel settore terziario, la regione più esposta sarebbero le Marche, dove il 15,6% dei posti di lavoro ha il 70% di probabilità di essere robotizzato, la meno esposta il Lazio (13,6%). Nel mezzo tutte le altre, con a sorpresa il Veneto molto a rischio per il gran numero di occupati nei settori più sensibili.

In cima alle mansioni facilmente rimpiazzabili da dispositivi elettronici, Ocse annovera quelle degli assistenti alla preparazione alimentare, degli autisti, netturbini e operatori di impianti mobili, dei lavoratori nelle costruzioni o nelle miniere e dei classici operatori di macchina. Quasi certamente nel Belpaese il 15% del totale dei posti lavorativi sarà occupato, in un futuro non troppo lontano, da automi attentamente programmati.

Si tratta di una percentuale più alta della media europea, che si ferma a 14 punti percentuali. In generale il rischio aumenta nel caso di aree a bassa produttività, spesso coincidenti con quelli dai tassi di disoccupazione più elevati. Avranno da temere anche le economie rurali di tutta Europa. Nell’intero vecchio continente c’è naturalmente chi se la passa peggio dell’Italia.

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